Titolo: Per un solo sospetto (Davis & Green Vol. 2)
Autore: C.K. Harp
Editore: Self publishing
Data di pubblicazione: 29 giugno 2017
Pagine: 208
Genere: Romance m/m
Formato: Ebook € 2,99 – Cartaceo € 9,99
Sinossi
Non è come nasci, ma come muori, che rivela a quale popolo appartieni.
Queste sono le parole che probabilmente ha ascoltato Elan Williams nel corso della sua vita. Ma è durata troppo poco, la sua esistenza, e qualcuno ha posto fine a quei giorni in una maniera atroce.
Il primo caso a West Allis come agente speciale dell’FBI sembra essere complicato per Jaxon Davis, assolutamente privo di soluzioni, eppure risolverlo non ha solo il sapore della giustizia, ma anche della rivalsa. Non può sottrarsi al proprio dovere.
A soli due mesi dal trasferimento a Washington, quindi, per lui è già ora di partire, ma il pensiero di lasciare da solo Landon, il compagno, si mescola al livore per non aver ancora dissolto i fantasmi del passato.
Di entrambi.
E se fosse troppo presto? E se il dolore fosse ancora troppo vivo?
Dall’autrice de La colpa di Dre e Sono solo un ricordo, il secondo episodio della serie Davis&Green.
Perché un solo sospetto può determinare un’intera esistenza.
Recensione a cura di Giunia Fagiolini
Per un solo sospetto è il secondo romanzo della serie ‘Davis & Green’ di C.K. Harp.
In questo secondo capitolo troviamo i nostri due eroi alle prese con la loro prima separazione.
Jaxon, che ora è entrato nel FBI è in trasferta per risolvere un caso di omicidio tanto efferato quanto misterioso, e il giovane Landon si ritrova da solo a fronteggiare le sue profonde insicurezze, in una città nuova, un nuovo lavoro e forse un nuovo amico.
Quando inizia una nuova storia d’amore, accanto alla passione coesistono una serie di incertezze e di abitudini di coppia tutte da consolidare, tanto più se uno dei due amanti (Landon in questo caso) è condizionato da insicurezze a livello personale che gli derivano sia dal suo disturbo dell’attenzione (DSA), sia dalla brutta esperienza di carcere vissuta nell’episodio precedente della serie.
La lontananza dalla persona amata in questi casi diventa lacerante, fonte di paure e gelosie nei confronti del partner. Ed è proprio in questi casi che si può insinuare la tentazione di cedere alle lusinghe di chi ci fa sentire importante, desiderato, prezioso.
vivevo nel terrore che Jax mi lasciasse. E se fosse stato già chiaro, per lui, il fatto che la distanza tra noi era troppa? E se mi avesse finalmente visto per quello che ero: un idiota incapace di tenere qualcosa di bello come la nostra storia? Mi aveva messo in mano la sua vita, il nostro futuro, aprendo il varco per un destino ben diverso da quello che mi avrebbe offerto Minnetonka se fossi rimasto, e io invece ero stato capace soltanto di… Cristo, stavo diventando patetico e ripetitivo. Ero noioso, taciturno, lamentoso… Andavo stretto perfino a me stesso!
Anche Jaxon si trova a dover dimostrare il suo valore come esponente del FBI esordendo in un caso di difficile soluzione e, come il compagno, soffre la lontananza dal suo amore.
Come nel precedente romanzo, anche in questo capitolo si alternano i punti di vista dei due protagonisti, ad eccezione del prologo che è affidato all’assassino. A intervallare le vicende ci sono dei capitoletti con gli scambi di SMS dei due amanti, dai quali emergono le gelosie e i dubbi reciproci.
Era così che doveva essere l’amore? Era così che ci si sentiva, in balia dei sentimenti? Non ne ero sicuro, ma di una cosa ero certo: io e Landon avevamo bisogno l’uno dell’altro, ma anche di trovare, nel mezzo, la fibra di noi stessi che ancora sfuggiva e che invece era necessaria per far quadrare le cose. Il bisogno che sentivo di lui non era sano, così come il suo appoggiarsi a me per non crollare.
Ho apprezzato molto il carattere forte e determinato di Jaxon, anche il suo mettersi in dubbio oltre all’impegno per districarsi in una storia nella quale iniziano a emergere le prime difficoltà e la caccia all’omicida efferato che ha fatto a pezzi un giovane studente nativo.
Landon mi ha fatto innervosire in vari punti nei quali sarei voluta entrare tra le pagine del libro e prenderlo a nocchini, poi meno male si è riscattato alla grande.
Questo romanzo è meno hot del precedente per il fatto che i due partner sono lontani fisicamente, ma certi messaggini bollenti che intercorrono tra i due riescono a rialzare la temperatura.
Come il precedente ha un finale parzialmente aperto che, a me, ha fatto venire i brividi.
Lo consiglio sicuramente.
L’autore
C.K. Harp è uno pseudonimo. Di una donna? Di un uomo? Non è un segreto, se cercate bene non è affatto difficile capirlo. Eppure non è importante. Perché C.K.Harp è comunque un’identità ben definita, il lato oscuro di una persona che, arrivata sulla soglia della grande distribuzione, ha deciso di mollare tutto e ricominciare dal principio facendo ciò che ama. Senza costrizioni, limitazioni, paletti di sorta. Senza correre il rischio di essere snaturata. Scrivere è una vocazione, trovare il proprio genere d’appartenenza un lusso.
E divertirsi ed emozionarsi, poi, la chiave che consente di andare avanti senza scendere a patti con la moda o i cliché.
C.K.Harp scrive LGBT, thriller in chiave omosessuale senza distinzioni tra donne e uomini. Perché siamo persone, prima che sessi.
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