Titolo: La ragazza con la bicicletta rossa
Autore: Monica Hesse
Data di pubblicazione: 19 gennaio 2016
Editore: Piemme
Pagine: 298
Genere : Narrativa
Formato: ebook € 6,99 – cartaceo € 14,87
Sinossi
Non riuscirete a dimenticare questa ragazzina e la sua bicicletta rossa.
È l’inverno del 1943 ad Amsterdam. Mentre i cieli europei sono sempre più offuscati dal fumo delle bombe, Hanneke percorre ogni giorno, con la sua vecchia bicicletta rossa, le strade della città occupata. Ma non lo fa per gioco, come ci si aspetterebbe da una ragazzina della sua età.
Hanneke è una “trovatrice”, incaricata di scovare al mercato nero beni ormai introvabili: caffè, tavolette di cioccolato, calze di nylon, piccoli pezzetti di felicità perduta. Li consegna porta a porta, e lo fa per soldi, solo per quello: non c’è tempo per essere buoni in un mondo ormai svuotato di ogni cosa. Perché Hanneke, in questa guerra, ha perso tutto. Ha perso Bas, il ragazzo che le ha dato il primo bacio, e ha perso i propri sogni. O almeno così crede. Finché un giorno una delle sue clienti, la signora Janssen, la supplica di aiutarla, e questa volta non si tratta di candele o zucchero. Si tratta di ritrovare qualcuno: la piccola Mirjam, una ragazzina ebrea che l’anziana signora nascondeva in casa sua¿ Hanneke, contro ogni buon senso, decide di cercarla. E di ritrovare, con Mirjam, quella parte di sé che stava quasi per lasciar andare, la parte di sé in grado di sperare, di sognare, e di vivere.
Un romanzo di lancinante bellezza, che ricorda classici del genere come Storia di una ladra di libri e Il bambino con il pigiama a righe, e racconta la città di Anna Frank e la forza di chi, come Hanneke, ha cercato di sconfiggere l’orrore con il più piccolo, e grande, dei gesti.
Recensione a cura di Giunia Fagiolini
La preoccupazione principale di Anneke, la giovane protagonista di questo romanzo, ambientato nella Amsterdam del periodo dell’occupazione nazista, è la sopravvivenza sua e della sua famiglia, per questo si occupa di portare merci del mercato nero alle famiglie che possono permettersi di pagarle. Nonostante la giovane età ci appare cinica e apparentemente distaccata dagli eventi che si svolgono intorno a lei.
Il suo cuore è indurito a causa della perdita del suo adorato Sebastian, il suo primo e tenero amore, nei confronti del quale nutre molti sensi di colpa. Il suo mondo viene messo sottosopra quando una cliente del mercato nero le chiede di rintracciare Mirjam, una giovanissima profuga ebrea alla quale i nazisti hanno trucidato la famiglia, in seguito ad una soffiata sul loro nascondiglio. Naturalmente all’inizio la nostra protagonista non vuole lasciarsi invischiare in questa pericolosissima indagine, poi piano piano viene sempre più coinvolta in questa vicenda.
Sono da poco passate le tre di un giorno cominciato portando dei nuovi rossetti a una giovane donna nella casa dei suoi genitori e che poi ha preso una piega ben diversa, e a un tratto mi sento stanchissima. Sono sfinita dall’enormità di questa giornata. Sfinita da tutto ciò che quotidianamente mi sfinisce: i soldati, le avvisaglie, i segreti, le strategie, l’impegno.
Nel corso delle sue ricerche viene a contatto con un gruppo di giovani studenti universitari che fanno parte della resistenza, tra i quali si riavvicina ad Ollie, il fratello del suo amatissimo amore perduto.
Grazie all’amicizia di quest’ultimo riesce ad elaborare la perdita per il suo Bas e a liberarsi dei sensi di colpa che le avvelenano il cuore. Inoltre tra gli attivisti della resistenza viene a conoscenza di due ragazze ebree Judith e sua cugina Mina, che, oltre ad aiutarla nelle ricerche di Mirjam, tentano di coinvolgerla nel loro impegno di salvare la vita ad alcuni neonati ebrei sottratti al nido ed affidati segretamente a famiglie olandesi. Quando finalmente le sue ricerche arrivano ad una svolta verso il ritrovamento della ragazzina forse è troppo tardi, la quindicenne Mirjam viene portata nel teatro della città che funge da luogo di smistamento, pronta per essere deportata nei campi di’lavoro’.
Il libro è raccontato in prima persona dalla protagonista, la giovane e coraggiosa Anneke e, al racconto principale delle sue giornate come corriere del mercato nero e le sue ricerche della giovane profuga, si alternano i ricordi teneri e a volte dolorosi del suo primo amore, che nonostante la giovane età le ha procurato una grande ferita.
Il mio dolore è così: una stanza disordinata in una casa in cui è andata via la corrente. Il mio dolore per Bas è il buio. È il problema di cui ti accorgi subito. Il primo che ti salta agli occhi. E che nasconde tutto il resto. Ma se potessi accendere la luce in quella stanza, vedresti che ci sono un sacco di altre cose che non vanno. Piatti sporchi. Muffa nel lavello. Tappeto storto.
In una Amsterdam che rimane sempre un po’ sfuocata sullo sfondo prendono vita le vicende degli indimenticabili protagonisti di questo libro e balzano al nostro sguardo con i loro coloro sgargianti quasi volessero fuggire all’oblio della storia. Quindi sembra di vedere sfrecciare Hanneke, tipica bellezza ariana, nella sua immancabile bici rossa, vediamo le divise verdi dei soldati nazisti, e più struggente, il cappottino azzurro cielo della piccola Mirjam. In un clima di sospetto che regna tra le persone, delle quali non si può sapere di chi fidarsi, emergono storie di solidarietà ma altrettante di piccoli e grandi tradimenti.
È strano pensare che Mirjam potesse parlare di un ragazzo mentre si nascondeva, mentre piangeva la sua famiglia sterminata e temeva per la propria vita. Ma l’amore non smette mai, suppongo, neppure in guerra. Non è umanamente possibile passare ogni momento delle nostre giornate in preda alla paura, prima o poi l’istinto a provare sentimenti normali torna a farsi sentire.
Questo libro che ancora una volta fa riflettere sull’orrore della guerra, fa vedere altresì la presa di coscienza e l’aprirsi nuovamente ai sentimenti della protagonista, in più vengono messi in luce molti personaggi secondari, secondo me indimenticabili rimangono Ollie sensibile e riservato studente e la dolce Mina che, rischiando la vita, documenta gli orrori commessi durante l’occupazione, con la sua macchina fotografica.
L’autrice Monica Hesse è una giornalista americana alla sua opera prima, ma ha l’indubbio merito di essersi documentata molto per scrivere questa toccante storia riuscendo a renderla verosimile e accattivante. Consiglio la lettura a tutti, perché nonostante il tema non sia uno dei più facili, lo stile asciutto e scorrevole con cui è scritto riesce a far breccia nel cuore e, non meno importante, a far riflettere.
Leggi l’anteprima qui sotto: